Ancora oggi, in particolar modo negli allevamenti intensivi, la dieta dei ruminanti è ancora largamente dipendente dall’uso della soia come fonte proteica. Questa notizia apparentemente positiva impone in realtà serie riflessioni da un punto di vista di sostenibilità ambientale della produzione di latte, carne e loro derivati perché, nonostante si tratti di un alimento di origine vegetale, la sua produzione su larga scala per l'alimentazione del ruminante potrebbe avere effetti negativi sull'ambiente. Esistono quindi altre soluzioni per ridurre l'impatto ambientale sull'alimentazione dei ruminanti? Vediamo perchè gli insetti potrebbero essere una valida alternativa.
A causa dell’epidemia di Encefalopatia Spongiforme Bovina, una patologia degenerativa dei bovini trasmissibile anche all’uomo insorta a fine anni ’80 del secolo scorso, in Europa e altri paesi industrializzati è vietato l’uso di alimenti di origine animale per la formulazione di diete per ruminanti. Ciononostante, la ricerca non si ferma e, visto il crescente interesse per l’uso degli insetti come fonte proteica alternativa nell’alimentazione degli animali da reddito, alcune sperimentazioni cominciano ad essere pubblicate anche in riferimento al potenziale uso degli insetti come fonte proteica alternativa nell’alimentazione dei ruminanti.
Come anticipato, la forte dipendenza dei ruminanti da pascolo sugli alimenti a base di soia, e l'impatto ambientale che la sua produzione comporta, incoraggia sempre di più la ricerca di fonti proteiche alternative. L'utilizzo degli insetti come alternativa pare promettente, nonostante i dati sulla degradazione di questa tipologia di proteine sui ruminanti è ancora largamente sconosciuta: questo parametro ha maggiore influenza non solo nell'efficienza dell'utilizzo N, ma anche nel fardello ambientale che l'allevamento dei ruminanti comporta. Inoltre, nonostante stabilire la degradazione N dei ruminanti rappresenta il primo passo chiave per esaminare il potenziale di questi nuovi tipi di alimenti, la task risulta piuttosto complessa proprio per la mancanza di metodologie di riferimento.
Un recente studio condotto dai ricercatori spagnoli dell’Università di León, pubblicato l’11 febbraio 2022 dalla rivista scientifica internazionale Journal of Animal Science and Biotechnology, dimostra che quattro insetti (Tenebrio molitor, Zophobas morio, Alphitobius diaperinus e Acheta domesticus) potrebbero potenzialmente essere utilizzati al posto della farina di soia come fonti proteiche alternative nell’alimentazione dei ruminanti. Le metodologie utilizzate sono 3 in tutto:
1) La tecnica della regressione basata nella relazione in vitro tra la produzione del gas e concentrazione di ammonia-N;
2) La tecnica in vitro convenzionale delle coltivazioni in lotti dei micro-organismi ruminali, basata sul filtraggio dei residui di incubazione attraverso i crogioli in vetro sintetizzato;
3) La tecnica della della borsa in situ.
In questo modo anche la digestione intestinale delle proteine non degradate nei ruminanti è stata determinata in vitro, mentre la soia è stata mantenuta come tipologia di alimento di riferimento.
Utilizzando tre metodologie analitiche differenti per la valutazione della proteina, Pilar Frutos e i suoi collaboratori riportano che la degradazione ruminale dell’azoto contenuto nei quattro insetti presenta valori inferiori rispetto a quelli della farina di soia; i quattro insetti mostrano, al contempo, livelli elevati di digeribilità intestinale dell’azoto non degradato a livello ruminale. Tra i quattro insetti testati, Tenebrio molitor sembra essere la fonte proteica più promettente, in quanto ha mostrato i più bassi valori di degradabilità ruminale accompagnati dai valori più alti di digeribilità intestinale.
La comparazione dei metodi di valutazione sopra elencati, non ha permesso la selezione sicura di un singolo valore della degradazione N del ruminante per i substrati analizzati, ma tutte le tecniche hanno apparentemente mostrato un ranking simile con una buona correlazione tra i diversi metodi, in particolare quelli tra la regressione e i risultati in situ. A prescindere dalla metodologia applicata, il nitrogeno ottenuto dai 4 insetti non ha mostrato una elevata degradazione ruminale, infatti questo dato è rimasto sempre inferiore se comparato a quello degli alimenti a base di soia. In particolare, la digestibilità intestinale in vitro degli N non degradati è stata rilevata piuttosto elevata in tutti gli alimenti presi in esame (≥ 64%).
In conclusione, questi risultati supportano il potenziale dei 4 insetti studiati come alimento alternativo nella dieta dei ruminanti. Tra questi, il Tenebrio molitor ha mostrato i più bassi e migliori valori di degradazione ruminale N e digeribilità intestinale, il che lo posizionerebbe come opzione migliore per sostituirsi alla dieta a base di soia, aumentando così la sostenibilità dell'alimentazione dei ruminanti da pascolo.
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