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Utilizzo di co-prodotti agroindustriali nelle diete degli animali: quali sono i benefici?


Quanto si parla di ambiente e sostenibilità, è importante consultare e confrontare i dati a disposizione. Ecco quindi che la pubblicazione "A review on the use of agro-industrial CO-products in animals’ diets" presente su IJAS (Italian Journal of Animal Sciences) mette a confronto diversi studi pubblicati nell'ultimo decennio che valutano l'utilizzo dei co-prodotti industriali nell'alimentazione animale. Vediamolo nel dettaglio.


L'utilizzo di co-prodotti agroindustriali nell'alimentazione animale potrebbe rappresentare un'opportunità per ridurre l'impatto ambientale della filiera agroalimentare. I co-prodotti possono ridurre i costi di alimentazione e migliorare i prodotti animali in termini di qualità e sostenibilità. Per valutare l'utilizzo dei co-prodotti nell'alimentazione animale sono stati presi in considerazione 57 studi pubblicati negli ultimi 11 anni sui residui agroindustriali.


Prove in vitro hanno dimostrato che alcuni co-prodotti, come la farina di ginseng, la vinaccia e la sansa di olive, nelle diete degli animali potrebbero influenzare i parametri di fermentazione diminuendo la produzione di gas, in particolare l'emissione di metano. Infatti, grazie alla loro composizione chimica e alla presenza di alcuni composti bioattivi, come i tannini, questi co-prodotti sembravano in grado di modificare l'ambiente ruminale e intestinale e di conseguenza la cinetica fermentativa e il prodotto finale.


Inoltre frutta, verdura e co-prodotti dell'estrazione dell'olio potrebbero essere rispettivamente valide fonti di energia, fibre e proteine. I restanti studi, condotti in vivo su diverse specie animali, hanno evidenziato come alcuni co-prodotti dell'estrazione di frutta e olio (ad esempio, fichi d'india, olive e panelli di canapa) potrebbero migliorare il profilo degli acidi grassi del latte e/o della carne.


I composti antiossidanti di questi co-prodotti potrebbero avere effetti benefici sul microbiota intestinale e sullo stato di salute degli animali. La sostituzione dei mangimi tradizionali con sottoprodotti agricoli o industriali potrebbe rappresentare una prospettiva interessante per la produzione animale. Tuttavia, è importante individuare il giusto dosaggio di integrazione nella dieta animale, considerando che tutti i residui di frutta e verdura hanno mostrato un'elevata variabilità nella composizione chimica.


I co-prodotti vengono già inseriti più volte nella dieta degli animali grazie alle loro interessanti caratteristiche nutrizionali. Alcuni co-prodotti come la polpa di barbabietola, il mangime con glutine di mais, la soia (bucce, farina e melassa) e la farina di girasole sono largamente utilizzati come alimenti per animali come fonti di fibre, proteine e zuccheri.


Negli ultimi anni però stanno emergendo nuove colture agroindustriali come il cardo e la canapa. I co-prodotti derivati dalle lavorazioni ortofrutticole sembrano avere applicazioni nella nutrizione animale a causa delle loro notevoli quantità di componenti bioattivi (cioè polifenoli, flavonoidi e tannini). Infatti, i co-prodotti possono conferire numerosi vantaggi se inclusi nella dieta animale, come la riduzione del costo di alimentazione per gli allevatori, conferendo valore aggiunto ai prodotti animali e migliorando lo stato di salute degli animali.



In aggiunta, alcuni co-prodotti come l'acqua di vegetazione del frantoio potrebbero essere utilizzati per estrarre composti bioattivi (metaboliti fenolici), in grado di migliorare la qualità microbica della carne o per aumentare la presenza di molecole bioattive con effetti antiossidanti nel latte e nei prodotti lattiero-caseari.


L'inclusione di residui agroindustriali nella dieta degli animali rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo di un'economia circolare, migliorando la sostenibilità economica e ambientale. Infatti, i modelli di produzione tradizionali si basano su un'economia lineare, in cui le risorse naturali vengono convertite in prodotti utili e rifiuti inutilizzabili.



Murray et al. (2017) rappresenta un crescente problema di smaltimento: oggi infatti l'attenzione per limitare gli impatti dei rifiuti è aumentata, ed è quindi necessario sviluppare nuovi sistemi di produzione. La nuova economia, basata su un modello circolare, mira a sviluppare un sistema più efficiente che garantisca una riduzione dell'uso delle risorse naturali e anche dei prodotti di scarto, riducendo efficacemente i rifiuti da trattare e progettando il loro utilizzo in sistemi come preziosi co-prodotti.


Tutti gli studi proposti hanno dimostrato che i co-prodotti potrebbero essere un'utile fonte di diversi nutrienti nelle diete animali. A questo proposito, studi in vitro hanno dimostrato come l'integrazione di co-prodotti possa influenzare i parametri fermentativi. In effetti, la maggior parte dei co-prodotti testati ha mostrato un'elevata digeribilità e degradabilità paragonabile al mangime convenzionale.


Inoltre, questi studi hanno dimostrato che i co-prodotti potrebbero diminuire la produzione di gas (es. buccia di melograno) o inoltre potrebbero diminuire l'emissione di metano come nel caso della farina di ginseng rosso, mentre studi in vivo hanno dimostrato che i co-prodotti non influiscono negativamente la produzione di animali da allevamento. Eppure, in alcuni casi, potrebbero migliorare le caratteristiche nutrizionali e la qualità microbiologica di latte, formaggi e carni.


In tali casi, in particolare per i cavalli, potrebbe migliorare lo stato di salute degli animali. Per quanto riguarda gli animali da compagnia, diversi studi descritti come co-prodotti potrebbero essere utili fonti di fibre in alternativa ai mangimi convenzionali. L'inserimento di residui agroindustriali nella dieta, infatti, non sembra influenzare la digeribilità dei nutrienti.


Infine, alcuni autori hanno testato i co-prodotti con la tecnica dello stoccaggio dell'insilamento, testimoniando come questo approccio possa essere un metodo valido per garantire la presenza di co-prodotti freschi durante l'anno e ridurre la stagionalità. Tuttavia, i sottoprodotti della lavorazione di frutta e verdura mostravano ancora un'elevata variabilità nella composizione chimica, che poteva influenzare la loro digeribilità sia nel rumine che nell'intestino.


L'applicazione commerciale di co-prodotti dell'industria ortofrutticola come ingredienti funzionali per mangimi offre sfide e opportunità. Infatti, investire nello sviluppo di questi co-prodotti potrebbe garantire l'attuazione dell'economia circolare, verso una maggiore sostenibilità, con una riduzione degli sprechi lungo la filiera produttiva.


 

Fonti:

Il seguente articolo è un estratto della pubblicazione consultabile integralmente qui:

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