Approfondimenti sulla predazione dei grandi carnivori e sulle pratiche agricole estensive nelle Alpi italiane
- Redazione ASPA
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La convivenza tra pastorizia e grandi carnivori rappresenta oggi una delle sfide più complesse nelle regioni alpine. Il ritorno di lupi e altri predatori, favorito da programmi di conservazione e dal progressivo abbandono delle aree rurali, ha riportato in primo piano il tema dei conflitti uomo-fauna. Se da un lato la coesistenza è considerata possibile, dall’altro emergono difficoltà legate a perdite economiche, stress sociale e pratiche di allevamento tradizionali poco compatibili con misure preventive moderne. Di seguito l'approfondimento.
Nelle regioni in cui la pastorizia rimane un'attività economica e culturale fondamentale, la presenza di grandi carnivori (di seguito denominati “carnivori”) può comportare sfide significative a causa del rischio di predazione del bestiame e dell'acuirsi dei conflitti tra esseri umani e carnivori (HCC). Sebbene la coesistenza tra esseri umani e carnivori sia considerata realizzabile in determinati contesti, permangono incertezze riguardo alle politiche e agli interventi di gestione più efficaci per mitigare l'entità dei conflitti e promuovere la coesistenza a lungo termine. Infatti, la coesistenza tra esseri umani e carnivori comporta una vasta gamma di costi a livello individuale, familiare e/o comunitario. Questi costi includono perdite economiche, misure preventive, lesioni o decessi umani e una diminuzione del benessere umano (ad esempio, aumento dello stress e della paura). Tali pressioni possono portare a ritorsioni da parte degli esseri umani, specialmente nelle zone ad alto conflitto.
Nelle Alpi italiane, il progressivo abbandono delle aree rurali, insieme a programmi di reintroduzione e iniziative di conservazione di successo, ha facilitato il ritorno dei grandi predatori, consentendo loro di ricolonizzare parte del loro precedente areale di distribuzione. Di conseguenza, le poche fattorie estive rimaste (di seguito, fattorie) devono ora affrontare la sfida di una stretta interazione tra bestiame e predatori in paesaggi condivisi. Infatti, in quelle zone in cui i carnivori erano stati quasi sterminati, l'allevamento del bestiame si basava tradizionalmente su sistemi di allevamento all'aperto, con animali lasciati pascolare in aree aperte e/o foreste con una sorveglianza limitata o misure preventive.
Il ritorno dei grandi predatori ha portato ad un aumento degli attacchi al bestiame incustodito. Ciò, a sua volta, ha spinto i responsabili delle politiche sulla fauna selvatica a introdurre sistemi di risarcimento post-danno e ha costretto gli allevatori di bestiame (di seguito, allevatori) ad attuare misure preventive volte a ridurre l'impatto dei predatori. Tuttavia, nonostante la loro efficacia, le caratteristiche geomorfologiche di alcuni pascoli alpini, unite a pratiche di pascolo strutturate per ridurre al minimo i costi e la manodopera, possono rendere l'attuazione di misure preventive poco pratica in determinati contesti.

Nei territori montuosi, l'allevamento del bestiame fornisce importanti servizi ecosistemici (ad esempio sequestro del carbonio, regolazione del clima, conservazione della biodiversità e del paesaggio, cibo, riciclaggio dei nutrienti) e rappresenta un importante valore tradizionale e culturale per le popolazioni locali. Dato l'elevato valore socioeconomico dei sistemi di pascolo estensivo, le predazioni del bestiame sono quindi motivo di preoccupazione. Una gestione efficace dei conflitti è quindi essenziale per ridurre l'impatto dei grandi predatori e preservare sia i mezzi di sussistenza basati sull'allevamento che le popolazioni di carnivori, soprattutto considerando il ruolo ecologico dei predatori nell'ecosistema.
Nella regione Friuli Venezia Giulia (di seguito FVG), nel nord-est dell'Italia, le principali specie carnivore che possono entrare in conflitto con le attività umane sono l'orso bruno (di seguito orso – Ursus arctos), il lupo grigio (di seguito lupo – Canis lupus) e la lince eurasiatica (di seguito lince – Lynx lynx). Queste specie hanno subito in passato un drastico calo della popolazione, attribuibile principalmente alla persecuzione da parte dell'uomo. Recentemente, tuttavia, hanno iniziato a ricolonizzare i loro precedenti areali, entrando così in più stretto contatto con il bestiame al pascolo.
Gli orsi e le linci sono presenti in bassa densità in tutta la regione, con solo pochi esemplari monitorati ogni anno, principalmente nelle zone alpine e prealpine. Al contrario, il processo di colonizzazione del lupo è più diffuso e dinamico, con cambiamenti consistenti di anno in anno in tutta l'area. Attualmente, sono stati segnalati cinque branchi e quattro coppie nei territori alpini e prealpini. Le predazioni di bestiame da parte di orsi, lupi e linci danno diritto a un risarcimento post-danno, con i lupi e gli orsi responsabili della maggior parte dei danni segnalati. Per presentare una richiesta di risarcimento, i pastori devono segnalare il danno entro 48 ore dall'incidente e avviare un iter burocratico. Successivamente, il personale del Servizio Forestale regionale, insieme a un veterinario, effettua un'ispezione del luogo dell'uccisione per accertare la causa della morte dell'animale.

È di fondamentale importanza valutare l'impatto dei carnivori sulle pratiche di allevamento del bestiame, nonché le opinioni dei pastori riguardo al sostegno ricevuto dai responsabili delle politiche sulla fauna selvatica. I questionari sono ampiamente utilizzati negli studi sociali che affrontano il conflitto e la coesistenza tra esseri umani e carnivori. In questo contesto, le interviste orali con i pastori sono particolarmente preziose, in quanto consentono di raccogliere informazioni dettagliate sull'impatto dei carnivori sulle pratiche di pascolo. Allo stesso tempo, esse svolgono un'importante funzione sociale, garantendo che i pastori si sentano ascoltati e considerati come contributori attivi alla ricerca di soluzioni. Le informazioni raccolte sono fondamentali anche per le amministrazioni pubbliche e gli istituti di ricerca, poiché forniscono la base per l'elaborazione di strategie di gestione e conservazione efficaci in grado di favorire la coesistenza a lungo termine tra esseri umani e carnivori.
Lo scopo di questo studio era quello di fornire la prima valutazione dell'impatto dei carnivori sulle pratiche di pascolo estensivo nelle Alpi nord-orientali italiane. Nello specifico, abbiamo mirato a:
caratterizzare e quantificare le interazioni tra carnivori e bestiame;
identificare i principali sistemi di allevamento del bestiame e i fattori ambientali che possono aumentare il rischio di predazione del bestiame;
esplorare l'opinione dei pastori riguardo al sostegno ricevuto dai responsabili delle politiche sulla fauna selvatica in termini di attuazione di misure preventive e di risarcimenti post-danno;
percezioni sulla futura realizzabilità della coesistenza tra esseri umani e carnivori.
Conclusioni e prospettive future
A causa di diversi vincoli ambientali e gestionali, le pratiche di pascolo estensivo nelle zone montane hanno subito un forte declino nel recente passato, contribuendo all'abbandono dei territori montani nell'ecoregione alpina e favorendo così il degrado ambientale e paesaggistico. Senza una gestione adeguata, il ritorno dei carnivori può diventare un'ulteriore sfida per gli allevatori.

Questo studio dimostra che l'attuazione di misure preventive efficaci e il sostegno dei responsabili delle politiche sulla fauna selvatica nella loro applicazione sono essenziali per mitigare l'impatto dei carnivori, in particolare sulle categorie di bestiame più colpite, come ovini e caprini nel nostro studio.
Recinti metallici, recinti elettrici, recinti misti e cani da guardianìa del bestiame (LGD) sono tra le misure più utilizzate per scoraggiare i carnivori. Tuttavia, l'identificazione delle strategie più efficaci da applicare in una determinata azienda agricola o pascolo dovrebbe richiedere una valutazione a priori in loco da parte di esperti qualificati in materia di fauna selvatica, basata sulle caratteristiche ambientali specifiche del sito.
Ad esempio, i pascoli in forte pendenza possono rendere impraticabile l'installazione di recinzioni. Inoltre, la presenza di turisti nella zona dovrebbe essere attentamente valutata per ridurre al minimo il rischio di interazioni negative, in particolare quando si utilizzano cani da pastore. Infatti, i pastori, pur riconoscendo l'utilità e l'efficacia dei cani da pastore, spesso scelgono volontariamente di non utilizzarli a causa delle preoccupazioni relative alle potenziali conseguenze legali derivanti dalle interazioni con i turisti e/o i loro cani. In questo contesto, è di fondamentale importanza educare le persone a comportarsi in modo appropriato nelle zone montane, nonché adottare polizze assicurative a tutela dei pastori. Infine, nonostante le difficoltà di quantificazione economica, dovrebbe essere prioritario lo sviluppo di sistemi di risarcimento equi e completi che tengano conto anche dei danni indiretti, in quanto ciò potrebbe migliorare l'atteggiamento dei pastori nei confronti dei carnivori.
I risultati dello studio hanno dimostrato che l'impatto dei carnivori sulle pratiche di pascolo estensivo è ancora moderato nelle Alpi nord-orientali italiane, poiché la maggior parte dei pastori intervistati non ha mai subito predazioni del bestiame. Tuttavia, poiché il 16% delle aziende agricole colpite ha subito tassi di predazione più elevati rispetto ad altre, la quantificazione dell'impatto dei carnivori sulle attività zootecniche dovrebbe essere interpretata con cautela attraverso valutazioni caso per caso.
La ricolonizzazione in corso dei carnivori nelle Alpi nord-orientali italiane suggerisce lo sviluppo di una collaborazione sinergica tra istituti di ricerca, responsabili delle politiche sulla fauna selvatica e allevatori per affrontare efficacemente l'impatto di queste specie sulle pratiche di pascolo estensivo, nonché per identificare e applicare le strategie più efficaci per migliorare la coesistenza tra esseri umani e carnivori a lungo termine.
Fonti: Il presente articolo è un estratto della pubblicazione intitolata "Insights into large carnivore predations and extensive farming practices in the Italian Alps: current issues and future perspectives", disponibile sull'Italian Journal of Animal Science al seguente link:




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