Assieme al cambiamento delle nostre abitudini alimentari, anche quello degli animali da allevamento va adattandosi a questo trend. Vediamo quindi un recente studio pubblicato sulla rivista Nature che illustra la domanda del Blue Food su scala geografica e temporale.
A metà Settembre 2021 è stato pubblicato sulla rivista “Nature” un interessante articolo incentrato sulla domanda sempre crescente di alimenti provenienti da fonti acquatiche (Blue Food), sia di cattura che di allevamento e sulle strategie da sviluppare a livello internazionale, per coprire il fabbisogno e sopperire alla domanda in modo sostenibile e sicuro.
L’articolo, attraverso modelli predittivi complessi, pronostica un quasi raddoppio della domanda globale di pesce entro il 2050, ipotizzando una crescita continua della produzione proveniente da acquacoltura e prezzi costanti di vendita del pesce.
Secondo gli autori, dal punto di vista della sostenibilità e della salute umana, la scelta di ridurre le carni di origine terrestre, spesso altamente processate e ricche di grassi saturi, a favore di prodotti di origine acquatica, ridurrebbe sensibilmente l’incidenza di malattie legate alle cattive abitudini alimentari. In questo scenario, l’acquacoltura, nonostante necessiti di un ulteriore sviluppo tecnologico e scientifico, rappresenta la strada principale da percorrere per soddisfare il crescente fabbisogno mondiale di Blue Food.
Comprendere l'importanza di questo nuova tipologia di alimento è essenziale per stabilire il ruolo che riveste su scala globale e all'interno dell'ecosistema alimentare. Un punto di vista comune sulla produzione di blue food è che l'espansione di questo settore nei prossimi decenni sia quanto più necessario per incontrare la crescente domanda sia delle aziende che dei privati.
Ciò di cui spesso non si parla però sono i rischi in cui le specie acquatiche territoriali incorrono con la crescita della domanda, e su come possano essere compromesse con la massificazione della produzione alimentare. È lo scopo della ricerca illustrare la domanda di blue food, e delle diverse specie correlate, in varie regioni con diversi sistemi di acquacoltura.
A differenza degli altri studi dedicati al tema, questo ci fornisce una base di analisi utilizzando i dati e parametri che seguono modelli già presenti nei database della FAO e della World Bank. Inoltre, lo studio compara il consumo di pesce per essere considerato un sostituto potenziale per la domanda.
Ad ultimo, stabilire il consumo di blue food a livello regionale, ma attraverso diverse aree geografiche e temporali, può fornire interessanti insight sulle abitudini alimentari e le conseguenze ambientali di questo cambiamento.
Fonti:
Genciana Terova & Federico Moroni
(Naylor et al. 2021 https://doi.org/10.1038/s41467-021-25516-4)
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