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Effetti dell'integrazione alimentare con lievito vivo negli agnelli

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La produzione ovina mediterranea si trova oggi ad affrontare sfide sempre più complesse, tra cambiamenti climatici, riduzione delle superfici pascolabili e la necessità di garantire crescita e salute degli agnelli in sistemi intensivi. Per questo motivo cresce l’interesse verso strategie nutrizionali innovative, come l’impiego di probiotici a base di lievito, già promettenti nei vitelli. Di seguito l'approfondimento.


I moderni sistemi di produzione dei ruminanti sono alla continua ricerca di interventi nutrizionali che migliorino la produttività, la salute e la sostenibilità complessiva. La produzione di carne ovina è un settore importante in molte regioni del Mediterraneo. La Spagna ha una popolazione ovina di 17,8 milioni di capi, che rappresenta il 25% della popolazione ovina totale dell'UE. Tuttavia, il settore deve affrontare sfide significative, in particolare nel mantenere la produzione di agnelli in condizioni di cambiamento climatico che riducono la capacità di pascolo dei terreni.

Di conseguenza, i sistemi di produzione di agnelli spesso si basano sull'ingrasso in stalla e sull'utilizzo di diete ricche di mangimi altamente fermentabili durante le prime fasi di vita per abbreviare il ciclo di produzione. Sebbene efficaci per una crescita rapida, queste pratiche possono compromettere lo sviluppo ottimale del rumine e la salute degli animali. Le diete altamente fermentabili possono abbassare il pH del rumine e aumentare il rischio di disturbi digestivi come l'acidosi ruminale subacuta, la parakeratosi e la diarrea.


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Inoltre, il tipo di dieta consumata durante la fase pre-svezzamento influenza in modo significativo lo sviluppo anatomico, fisiologico e microbiologico del rumine, che a sua volta influisce sul successo del processo di svezzamento. Sono state sviluppate varie strategie nutrizionali per mitigare questi potenziali problemi nei giovani ruminanti. Tra queste, l'uso di probiotici a base di lievito ha mostrato risultati promettenti nei vitelli da latte. Tuttavia, gli effetti negli agnelli durante il periodo pre-svezzamento, in particolare quelli allevati con sistemi di alimentazione intensiva, richiedono ulteriori ricerche.


Negli ultimi anni, i probiotici hanno ricevuto particolare attenzione come potenziale mezzo per ridurre l'uso di antibiotici grazie alla loro capacità di migliorare la salute intestinale e le prestazioni degli animali. Il lievito Saccharomyces cerevisiae è stato ampiamente studiato ed è comunemente incluso nelle diete dei ruminanti ad alto rendimento.


A differenza degli estratti di lievito, che agiscono principalmente come prebiotici e modulatori microbici intestinali, il lievito vivo è un anaerobio facoltativo che svolge un importante ruolo benefico nel rumine, eliminando l'ossigeno e favorendo la sopravvivenza di altri microrganismi strettamente anaerobici. Al momento della lisi cellulare, fornisce anche nutrienti essenziali come manno-oligosaccaridi, proteine, vitamine del complesso B e minerali ad altri microrganismi del rumine. Il ceppo S. cerevisiae CNCM I-1077 è ampiamente utilizzato come probiotico nell'alimentazione dei ruminanti grazie ai suoi benefici ben documentati sulla fermentazione ruminale, sulla stabilizzazione del pH e sulla promozione di popolazioni microbiche benefiche. Offre vantaggi unici nel sostenere lo sviluppo e la funzione del rumine. Inoltre, questo ceppo ha dimostrato di influenzare positivamente l'anatomia del rumine migliorando la fermentazione ruminale, aumentando la produzione di butirrato e promuovendo la crescita delle papille ruminali, fondamentale per l'assorbimento e l'utilizzo efficiente dei nutrienti in età avanzata.


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Come osservato in precedenza, la maggior parte delle ricerche sui probiotici a base di lievito nei giovani ruminanti si è concentrata sui vitelli piuttosto che sugli agnelli e molti studi sono stati condotti in condizioni sperimentali controllate, in cui i giovani ruminanti sono difficilmente esposti ad alcune delle sfide (malattie, sbalzi di temperatura, competizione, ecc.) che possono verificarsi in un ambiente agricolo commerciale.


Abbiamo ipotizzato che integrare la dieta degli agnelli con lievito vivo (S. cerevisiae) durante il periodo pre-svezzamento in condizioni di gestione commerciale dell'allevamento avrebbe migliorato lo sviluppo del rumine riducendo al contempo gli effetti negativi derivanti dall'uso di diete altamente fermentabili. Pertanto, l'obiettivo di questo studio era valutare l'impatto dell'integrazione di probiotici a base di lievito sui modelli di fermentazione ruminale, sullo sviluppo anatomico e microbiologico, sugli indicatori di salute del sangue e sulla produttività degli agnelli.


Conclusioni e possibili sviluppi dello studio


Sulla base di questi risultati, si può concludere che l'integrazione con lievito vivo S. cerevisiae CNCM I-1077 prima dello svezzamento ha influenzato positivamente gli agnelli allevati con le loro madri in un sistema di produzione intensivo.

L'integrazione con lievito ha favorito la colonizzazione del rumine da parte di protozoi e funghi anaerobici, aumentato l'assunzione di mangime e migliorato la fermentazione, come dimostrato dalle maggiori concentrazioni ruminali di VFA totale, acetato e butirrato, insieme a livelli elevati di BHB nel plasma. Ha inoltre prevenuto la parakeratosi dell'epitelio ruminale e aumentato la larghezza delle papille ruminali. Tuttavia, tali effetti positivi non si sono tradotti in un miglioramento delle prestazioni produttive, molto probabilmente a causa del breve periodo di ingrasso applicato in questo sistema di produzione.


Studi futuri dovrebbero valutare se questi benefici persistono per periodi di produzione più lunghi, indagare i meccanismi microbici e molecolari sottostanti e valutare l'efficacia dell'integrazione con lievito in diverse condizioni ambientali e nutrizionali.


Fonti: Il presente articolo è un estratto della pubblicazione intitolata "Effects of dietary supplementation of pre-weaned lambs with live yeast on rumen fermentation, gut development, performance, and blood health indicators", disponibile sull'Italian Journal of Animal Science al seguente link:

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