Caratterizzazione genomica di razze ovine locali delle Alpi Orientali
- Redazione ASPA
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La tutela delle risorse zootecniche locali sta acquisendo sempre maggior interesse, nel contesto del cambiamento climatico e della crescente insicurezza alimentare. Un recente studio ha verificato le sfide da affrontare, al fine di conservare il patrimonio genetico di quattro razze ovine originarie delle Alpi Orientali. L'obiettivo: esaminare le caratteristiche che le distinguono e le loro capacità adattive in questo contesto mutevole. Di seguito l'approfondimento.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), nel suo Piano d'azione globale, ha sottolineato l'importanza cruciale delle risorse genetiche animali (AnGR) nel rafforzare la resilienza dei sistemi agricoli in presenza di cambiamenti climatici, pressioni ambientali e incertezza economica. Al di là della mera conservazione del materiale genetico, le AnGR svolgono un ruolo fondamentale nella conservazione delle razze in via di estinzione, nella promozione della gestione sostenibile delle aree marginali e montane e nella salvaguardia del patrimonio culturale e storico associato ai sistemi agricoli tradizionali.
In questo contesto, il presente studio si concentra su quattro razze ovine autoctone della regione alpina del Veneto (Italia): Alpagota (LPG), Brogna (BRN), Foza (FOZ) e Lamon (LMN). Queste razze costituiscono una componente chiave del paesaggio bioculturale regionale, contribuendo non solo alla gestione dell'ecosistema, ma anche alla conservazione dei sistemi pastorali transumanti tradizionali. Nonostante il loro significato ecologico e culturale, queste razze devono affrontare gravi problemi di conservazione.

Secondo il Domestic Animal Diversity Information System (DAD-IS), gestito dalla FAO, che riporta i dati più recenti al 2023, sia la razza GPL che la BRN sono classificate come a rischio, con una popolazione di 1.585 individui (88 maschi e 1.236 femmine, in 46 allevamenti) e 1.759 individui (87 maschi e 1.418 femmine, in 38 allevamenti), rispettivamente. Le razze FOZ e LMN sono elencate come a rischio critico, con dati di censimento che riportano rispettivamente solo 174 individui (39 maschi e 112 femmine, in 14 aziende) e 311 individui (41 maschi e 229 femmine, in 21 aziende).
In risposta, il progetto regionale BIONET ha lanciato un piano di conservazione genetica nel 2012. Inizialmente incentrato sulla conservazione ex-situ in vivo presso centri genetici specializzati, il programma si è successivamente ampliato per includere strategie in-situ che coinvolgono gli agricoltori locali e le associazioni di razza dedicate. Queste azioni mirano a preservare le risorse genetiche e a promuoverne l'uso sostenibile, in particolare attraverso la valorizzazione dei prodotti a base di carne.
Nonostante questi sforzi, i dati del DAD-IS indicano che, mentre le popolazioni di tutte le razze sono cresciute fino al 2019, entrambe sono entrate in un periodo di costante declino (DAD-IS Citation2025). Un fattore chiave di questa tendenza è la composizione demografica della comunità agricola locale, che è in gran parte composta da allevatori part-time. Unitamente alle sfide strutturali dell'agricoltura di montagna, ciò minaccia la sostenibilità delle pratiche di allevamento tradizionali.
Per rispondere all'urgente necessità di conservazione, comprensione e valorizzazione di queste razze a rischio, il presente studio persegue due obiettivi principali:
indagare l'erosione e la variabilità genomica;
caratterizzare la diversità genetica e la struttura di popolazione di queste razze attraverso l'analisi degli SNP a livello genomico, confrontandole con altre razze ovine italiane, europee e mondiali.

A tal fine, abbiamo genotipizzato 152 arieti delle quattro razze: 50 Alpagota (LPG), 48 Brogna (BRN), 13 Foza (FOZ) e 41 Lamon (LMN). Il secondo obiettivo si concentra sulla valutazione della diversità genetica, della differenziazione della popolazione, della struttura e delle relazioni tra le razze. A tal fine, i profili genomici di queste razze sono stati analizzati e contestualizzati all'interno di un più ampio insieme internazionale di razze ovine globali, con l'obiettivo di aumentare la consapevolezza e la comprensione di queste risorse genetiche locali. In particolare, si evidenzia l'unicità genomica di queste razze, promuovendone il riconoscimento e la valorizzazione come entità genetiche distinte all'interno di contesti di biodiversità nazionali e internazionali.
Conclusioni e sviluppi futuri dello studio
In conclusione, la nostra analisi rivela che le razze venete sono geneticamente distinte dalle altre razze italiane ed europee, con una chiara differenziazione osservata tra le popolazioni. Sebbene queste razze presentino livelli variabili di consanguineità e diversità genetica, vi sono differenze significative tra di esse, in particolare in termini di dimensione effettiva della popolazione (Ne) e di linkage disequilibrium (LD).
La FOZ, in particolare, presenta problemi critici di conservazione a causa della sua drastica riduzione della Ne e degli elevati livelli di LD. Questa razza, insieme ad altre come la LMN, richiede un'attenzione immediata per le strategie di conservazione per preservare il suo patrimonio genetico.
Fonti: Il presente articolo è un estratto della pubblicazione intitolata "Genomic characterisation of local sheep breeds of the Eastern Alps" e consultabile integralmente nell'Italian Journal of Animal Sciences al seguente link:
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