Clustering delle strategie di alimentazione per migliorare la valutazione delle emissioni di metano nelle vacche da latte
- Redazione ASPA
- 17 lug
- Tempo di lettura: 5 min

Il settore zootecnico è sempre più coinvolto nella ricerca scientifica al fine di migliorare la sostenibilità delle sue produzioni. Un recente studio osservazionale svolto in Italia, presso degli allevamenti bovini, ha valutato come diverse strategie di alimentazione possano influire sull'impatto ambientale degli allevamenti al fine di individuare dei metodi validi per ridurre le emissioni di metano in atmosfera. Di seguito l'approfondimento.
Negli ultimi decenni, il settore lattiero-caseario ha dovuto affrontare una crescente attenzione per quanto riguarda il suo impatto ambientale, in particolare per quanto riguarda le emissioni di gas a effetto serra (GHG). Il metano (CH4) contribuisce in modo significativo al riscaldamento globale e per questo motivo è oggetto di grande attenzione nella definizione di pratiche agricole sostenibili. Tuttavia, la recente metrica del Global Warming Potential star (GWP*) indica che il CH4 ha una vita atmosferica relativamente breve e non porta a un accumulo significativo a lungo termine. Sebbene questa considerazione porti a rivalutare l'impatto delle emissioni di CH4 da parte del bestiame, spingendo verso nuove politiche e direzioni di ricerca, il CH4 rimane uno dei maggiori contributori al potenziale di riscaldamento globale (GWP) per unità di latte prodotto, seguito dalle emissioni associate alla fornitura di mangimi e alla gestione del letame.
Attualmente sono disponibili modelli per stimare le emissioni di CH4 del bestiame sia su larga scala che a livello di azienda agricola. Tuttavia, questi strumenti tendono a essere molto generici e mancano della flessibilità necessaria per descrivere accuratamente contesti specifici. Stabilire una linea di base delle emissioni di CH4 per un contesto produttivo specifico, come un particolare sistema di produzione climatico o geografico, è utile per creare inventari nazionali o regionali, valutare l'efficacia di strategie mirate e sviluppare modelli predittivi per valutare potenziali misure di mitigazione.
Di ulteriore interesse è la valutazione del GWP associato a diverse strategie di alimentazione, in quanto ciò offre una visione completa del loro impatto ambientale. Ad oggi, questo aspetto è stato studiato solo da Gislon, Bava e altri. L'identificazione e l'implementazione di strategie nutrizionali sostenibili sono fondamentali per ridurre le emissioni enteriche di CH4, garantendo al contempo la sostenibilità a lungo termine dei sistemi di produzione lattiero-casearia. In questo contesto, sono state intraprese numerose ricerche con l'obiettivo di quantificare le emissioni enteriche per identificare le strategie più efficaci per la loro riduzione. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso l'uso di metodi diretti (ad esempio, camere metaboliche, GreenFeed e sniffers) o indiretti (ad esempio, studi in vitro, modelli predittivi). Sebbene i metodi diretti offrano un'elevata accuratezza, spesso non sono praticabili per applicazioni commerciali o su larga scala a causa dei costi e delle limitazioni logistiche. I metodi indiretti, compresi i modelli predittivi, offrono alternative più fattibili per stimare le emissioni sia a livello aziendale che nazionale. Questi approcci indiretti si basano su dati fenotipici, come la composizione della dieta e l'assunzione di nutrienti/DMI, per prevedere la produzione di metano (MeP). Tuttavia, l'accuratezza di questi modelli dipende fortemente dalle ipotesi fatte e dalle condizioni specifiche in cui sono stati sviluppati. La variabilità dell'accuratezza dei modelli sottolinea la necessità di migliorare il potere predittivo di questi modelli in diversi sistemi di produzione o di identificare il modello più adatto per ogni specifico contesto applicativo. È quindi interessante capire se l'effetto di una particolare dieta sulle emissioni possa essere influenzato anche dalla scelta del modello di stima.
Per analizzare la relazione tra strategie di alimentazione ed emissioni di CH4, è essenziale caratterizzare la composizione della razione. Variabili chiave - tra cui il rapporto foraggio/concentrato e la composizione del mangime - influenzano in modo significativo i livelli di emissioni enteriche di CH4. Inoltre, anche fattori specifici dell'animale, come la razza, l'età, lo stadio fisiologico e lo stato di salute, modulano le emissioni effettive di CH4. Inoltre, le strategie alimentari svolgono un ruolo cruciale, in quanto influenzano l'escrezione di nutrienti nelle feci e nelle urine, che in seguito fungono da fonti per le emissioni di CH4 e di composti azotati negli effluenti.
L'obiettivo di questo studio è stato quello di indagare l'associazione tra diverse strategie di alimentazione, definite considerando il tipo di mangimi utilizzati o i parametri nutrizionali, e le emissioni di CH4 calcolate utilizzando le equazioni proposte in letteratura. Lo studio si concentra sulla produzione di latte convenzionale in mandrie di Frisone alimentate con diete a base di insilati, fornendo spunti per lo sviluppo di fattori di emissione specifici per la dieta, adatti a questo contesto produttivo. Inoltre, è stata analizzata l'associazione esistente sull'escrezione di solidi volatili (VS) e le emissioni di CH4 dal letame. A tal fine, sono state confrontate quattro diverse equazioni per la stima delle emissioni di CH4, per valutare l'influenza dello strumento di stima scelto sui risultati.
Conclusioni e possibili sviluppi dello studio
La ricerca evidenzia che la qualità del mangime - in particolare un contenuto più elevato di amido e livelli più bassi di ADF - riduce significativamente le emissioni enteriche di CH4, migliorando al contempo la produzione di latte. In questo contesto produttivo, il tipo di mangime utilizzato non ha influenzato direttamente le emissioni totali o il GWP della dieta; al contrario, la qualità nutrizionale della razione ha svolto un ruolo cruciale. Le razioni con un elevato contenuto di amido e un ridotto contenuto di fibre hanno migliorato le prestazioni degli animali e diminuito le perdite energetiche di CH4 (MeI), sottolineando l'importanza di diete bilanciate e di alta qualità come strategia chiave di mitigazione.
La valutazione delle emissioni in termini di intensità piuttosto che di produzione assoluta è emersa come un approccio promettente, che si allinea meglio ai miglioramenti della FE e agli obiettivi di sostenibilità.
Anche la scelta del modello di previsione del CH4 ha influenzato la valutazione delle strategie di alimentazione. In particolare, l'equazione di Mills ha mostrato una maggiore sensibilità alle variazioni della dieta rispetto ai modelli empirici basati esclusivamente sulle variabili di assunzione, suggerendo la necessità di sviluppare fattori di emissione specifici per il contesto che catturino meglio le differenze nella composizione della dieta e nei sistemi di produzione.
La ricerca futura dovrebbe concentrarsi sul perfezionamento degli algoritmi di previsione del CH4, integrando i parametri nutrizionali chiave e progettando modelli di ottimizzazione economicamente vantaggiosi che considerino sia la riduzione delle emissioni sia gli obiettivi di produttività. Inoltre, dare priorità alle strategie basate sulla MeI piuttosto che sulla produzione totale potrebbe accelerare le transizioni verso la sostenibilità nell'allevamento lattiero-caseario, in particolare nei sistemi basati sull'insilamento comuni ai climi mediterranei. Per estendere appieno questi risultati è essenziale una più ampia validazione in diversi contesti produttivi.
Fonti: Il presente articolo è un estratto della pubblicazione intitolata "Clustering of feeding strategies to improve the evaluation of enteric and slurry methane emissions in dairy cows: an observational study based on Italian dairy farms" e consultabile integralmente nell'Italian Journal of Animal Sciences al seguente link:
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