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Redazione ASPA

Fonti proteiche alternative alla farina di soia: una ricerca degli effetti sulla nutrizione delle razze di pollo a crescita lenta


L'avicoltura rappresenta un'attività importante sia a livello economico che sociale, poiché garantisce l'accesso a un cibo nutriente e di più facile lavorazione rispetto ad altri tipi di carni e quindi di altre tipologie di allevamento. Oggigiorno, anche nel settore avicolo diventa sempre più importante l'impronta ambientale e la sostenibilità della produzione, per questa ragione un recente studio si è focalizzato nella ricerca di fonti proteiche alternative alla farina di soia per l'alimentazione dei polli; garantendo il benessere animale e la resa produttiva. Di seguito l'approfondimento.


L'uso della farina di soia nell'alimentazione animale è una componente significativa delle moderne pratiche agricole, con implicazioni sia nutrizionali che ambientali. Con il crescente interesse dei consumatori per le pratiche agricole sostenibili e rispettose dell'ambiente, è sempre più importante comprendere queste implicazioni. La farina di soia è ampiamente utilizzata come fonte primaria di proteine nei mangimi per animali, grazie al suo elevato contenuto proteico e al profilo aminoacidico favorevole, che favoriscono la crescita e la produttività degli animali. Tuttavia, l'impatto ambientale della coltivazione e della lavorazione della soia è un aspetto importante.


Per rispondere a queste preoccupazioni, sono in corso lavori per promuovere pratiche di produzione della soia più sostenibili ed esplorare fonti proteiche alternative per l'alimentazione animale, con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dalla farina di soia. Queste alternative includono farine di insetti, alghe e altre proteine di origine vegetale, che possono fornire benefici nutrizionali simili con un minore impatto ambientale. L'adozione di queste alternative è guidata dalla domanda dei consumatori di prodotti più sostenibili e dall'impegno del settore agricolo a ridurre la propria impronta di carbonio. Ciononostante, permangono sfide nel bilanciare i requisiti nutrizionali del bestiame con la sostenibilità ambientale, nonché nel condurre analisi complete che considerino tutti gli aspetti, compresi gli effetti sulla salute degli animali, come la salute dell'intestino.


L'importanza di un approccio olistico per migliorare e mantenere la salute intestinale nei polli è sottolineata dalla natura multiforme della salute intestinale, che è influenzata da una varietà di fattori, tra cui la dieta, il microbioma e le condizioni ambientali.

Questi diversi elementi e le loro interazioni devono essere considerati come uno strumento per ottimizzare la salute generale e la produttività del pollame. Il microbioma intestinale svolge un ruolo cruciale nel mantenimento della salute intestinale, influenzando l'assorbimento dei nutrienti, la funzione immunitaria e la resistenza alle malattie. Il mantenimento di un microbioma intestinale equilibrato è di grande importanza per prevenire le infezioni patogene e promuovere un efficiente utilizzo dei nutrienti nei polli. Inoltre, la complessità della salute intestinale richiede una strategia completa che combini questi vari elementi.


È importante utilizzare un approccio sistemico, in cui le interazioni tra dieta, microbioma e sistema immunitario dell'ospite siano considerate collettivamente per ottenere risultati ottimali in termini di salute intestinale. La natura intricata dell'ecosistema intestinale e la necessità di strategie dietetiche personalizzate per ottimizzare i risultati di salute sono ben comprese e ampiamente riconosciute.



In questo contesto, le razze avicole locali a lento accrescimento rappresentano un patrimonio genetico inestimabile, strettamente legato alla storia, alla cultura e alle tradizioni di specifiche aree geografiche. Queste razze sono spesso il risultato di una lunga selezione naturale e di un adattamento all'ambiente locale e possiedono caratteristiche uniche che le rendono particolarmente preziose in un contesto di agricoltura sostenibile. Rispetto alle razze commerciali a crescita rapida, le razze locali a crescita lenta sono più adatte ai sistemi di allevamento all'aperto e alle diete a basso contenuto di nutrienti.

Queste razze sono inoltre strettamente legate alla qualità dei prodotti avicoli, in quanto offrono carne e uova dal sapore caratteristico che rispondono alla crescente domanda di prodotti alimentari di alta qualità a km zero. Valorizzare queste razze significa non solo preservare la biodiversità avicola, ma anche sostenere sistemi di produzione che rispettino l'equilibrio ecologico e promuovano la sostenibilità a lungo termine. Questi aspetti stanno diventando sempre più cruciali, infatti, l'allevamento di ceppi di pollo in grado di adattarsi facilmente all'alimentazione con una varietà di ingredienti locali potrebbe contribuire a ridurre l'impatto negativo delle monocolture e della competizione tra alimenti e mangimi.


L'Italia è uno dei Paesi culla della valorizzazione dei polli autoctoni, con 53 razze locali riconosciute, numerosi programmi di conservazione e un Registro nazionale che attualmente comprende 22 razze locali. Tra queste razze, la Bianca di Saluzzo sta ricevendo una crescente attenzione da parte della comunità scientifica ed è stata inserita nella lista dei Presìdi Slow Food.

La Bianca di Saluzzo è una razza a lento accrescimento a duplice attitudine, originaria della regione Piemonte (Italia nord-occidentale), che prospera nei sistemi di allevamento biologico e all'aperto.


Lo studio mirava a valutare gli effetti della sostituzione della farina di soia con ingredienti proteici alternativi, come fave e piselli, nella dieta dei polli a lento accrescimento. Lo studio si è concentrato sulla razza autoctona Bianca di Saluzzo, utilizzata come modello per valutare la crescita, la salute intestinale, il metabolismo epatico e il microbiota nei polli a lento accrescimento. L'obiettivo era determinare se questi ingredienti alternativi fossero adatti al pollame allevato all'aperto.


Conclusioni e possibili sviluppi dello studio


Questo studio sottolinea il potenziale delle fonti proteiche vegetali alternative come validi sostituti della farina di soia nelle diete del pollame, in particolare per i polli a crescita lenta come la razza Bianca di Saluzzo. La dieta priva di soia ha prodotto differenze minime nella crescita e non ha avuto impatti significativi sulla salute degli organi e dell'intestino.

La resistenza delle razze locali ai cambiamenti della dieta, insieme all'impatto positivo sul microbiota intestinale e su metaboliti come l'acido succinico e l'acido citrico, evidenzia i potenziali benefici dell'integrazione di questi ingredienti alternativi nella dieta dei polli a crescita lenta. Tuttavia, potrebbero essere necessari ulteriori studi per comprendere appieno le implicazioni a lungo termine di queste modifiche della dieta, poiché il ruolo della produzione di acido lattico nel microbiota intestinale, in particolare la relazione con la presenza di Prevotellaceae, rappresenta un'altra area di ricerca futura, con l'obiettivo di ottimizzare la salute e la produttività del pollame attraverso l'alimentazione.


Questi risultati contribuiscono alla crescente domanda di prodotti avicoli biologici e rispettosi dell'ambiente, promuovendo strategie alimentari sostenibili in linea con le preferenze dei consumatori e le tendenze del settore.


 

Fonti: Il presente articolo è un estratto della pubblicazione intitolata "Beyond soybean meal: investigating the effects of dietary protein alternatives on gut health, liver function and microbiota in traditional slow-growing chicken breeds" presente sull'Italian Journal of Animal Sciences e consultabile in versione integrale al seguente link:

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